PROGETTO ALZHEIMER

RELAZIONE PROGETTO ALZHEIMER PER LA CITTA’ DI ANCONA: GRUPPI FINALIZZATI AL BENESSERE PSICOFISICO DEI FAMILIARI

A cura di da Daniela Pancioni

 

Nell’anno 2008-2009 sono stati proposti tre gruppi di lavoro finalizzati al benessere psicofisico dei familiari dei malati di Alzheimer. Il primo essenziale dato registrato riguarda l’enorme difficoltà di questi soggetti ad arrivare, anche fisicamente ,a concedersi uno spazio di ascolto per sé. Inoltre ho avuto l’impressione che l’informazione relativa a questa attività, assolutamente gratuita per gli utenti, non sia stata sufficiente, o che non siano stati utilizzati canali sufficienti e diretti per diffondere questa iniziativa.

Inoltre, in base alla mia esperienza sul campo, ho rilevato la richiesta di diversi familiari di intraprendere un percorso individuale, piuttosto che di gruppo. Anche questa necessità sta ad indicare  che ci sono esigenze individuali a livello di orari di disponibilità per uno spazio per sé, e probabilmente la preferenza per uno spazio più privato dove portare le proprie problematiche personali.

 

Sulla base dei suddetti dati, l’attività è stata articolata nel seguente modo, al fine di coinvolgere il maggior numero di utenti:

–         formazione di un gruppo aperto sia ai familiari  dei malati che agli operatori della Casa di riposo Benincasa;

–         messa a disposizione di uno spazio riservato ad incontri individuali, rivolto ai singoli familiari.

 

Nel periodo fra settembre e dicembre del 2008 è stato attivato un primo gruppo di lavoro al quale hanno partecipato diverse operatrici della Casa di riposo Benincasa, che hanno trovato giovamento da uno spazio riservato al loro benessere psicofisico. Parallelamente sono stati avviati incontri individuali rivolti a due donne, entrambe mogli di malati di Alzheimer.In particolare è proseguito un percorso terapeutico con uno dei due soggetti, rimasta vedova del marito morto di Alzheimer pochi mesi prima. Il lavoro, incentrato sull’ascolto del corpo, ha sostenuto la donna nell’elaborazione del lutto per la perdita del marito e nella ricerca di un  nuovo orientamento da dare alla propria vita.

 

Dal maggio a luglio del 2009 è stato avviato un nuovo gruppo al quale hanno partecipato due familiari, figli di genitori malati di Alzheimer.Il lavoro è stato proficuo nell’offrire ai due soggetti uno spazio ricreativo per se stessi, dove volgere l’attenzione al riconoscimento dei propri bisogni, a cominciare da quelli fisici per giungere a toccare quelli di ordine psichico, e alla ricerca di modalità di soddisfazione degli stessi.

 

Nel periodo da ottobre a dicembre del 2009 è stato avviato un nuovo gruppo di lavoro e parallelamente è stato offerto uno spazio individuale ad una donna, figlia di una malata di Alzheimer.

Al gruppo hanno partecipato sia la stessa donna con il padre malato che aveva fatto parte del gruppo di maggio, che alcune operatrici della Casa di riposo Benincasa,comprese tre assistenti sociali.

Il lavoro è stato molto apprezzato dalle partecipanti che mi hanno richiesto di proseguire il lavoro dopo aver saputo la notizia che questa attività non sarebbe più stata finanziata.

Indubbiamente per coloro che operano nella relazione d’aiuto uno spazio per ri-crearsi, per “strizzarsi” dallo stress che spesso è vissuto in questa professione e per ricevere un sostegno psicologico diventa una preziosa ed indispensabile fonte di recupero e ricarica di energie psicofisiche, nonché di prevenzione del ben noto burnout.

 

Anche le sessioni individuali sono state valutate molto valide dall’utente in questione  per sostenerla nell’affrontare il suo stato ansioso costante. Il suo stress è risultato amplificato dalle problematiche relative al prendersi cura, e in casa propria, della propria madre malata, ma anche strettamente collegato a modalità non sane di affrontare le vicissitudini della vita da parte del soggetto precedentemente l’avvento della malattia della madre.

Anche questa donna,molto dispiaciuta per la necessaria interruzione del lavoro, ha espresso il desiderio di proseguire il percorso iniziato.

 

A conclusione di questa breve relazione, mi sento di affermare che questa esperienza è stata utile per mettere a fuoco alcuni importanti aspetti da considerare nello specifico e all’interno di una visione più globale del progetto, nell’eventualità di una futura riproposta di uno spazio dedicato al benessere psicofisico.

Queste le azioni da intraprendere che ritengo utili:

 

1)     dirigere e diffondere l’informazione riguardante questa attività in modo diretto e appropriato. Credo che occorra chiedersi come mai sul territorio le associazioni per i familiari dei malati di Alzheimer siano molto conosciute e questa iniziativa del Comune invece non lo sia sufficientemente;

2)     proporre gruppi rivolti ai familiari dei malati di Alzheimer e mettere a disposizione loro anche uno spazio individuale più prettamente terapeutico, di sostegno psicologico a mediazione corporea per raccogliere le esigenze più strettamente personali di alcuni utenti in particolare;

3)     proporre un gruppo di lavoro rivolto agli operatori della Casa di riposo che lavorano con i malati di Alzheimer e con i loro familiari.

 

 

Ancona, 14 febbraio 2010                                                           Daniela Pancioni